Come affrontare il disturbo affettivo stagionale (SAD)
Siamo nel pieno dell’autunno e,
come ogni anno, questa stagione porta con sé la possibilità di essere presi da
alcuni disturbi. Mal di gola? Raffreddore? Tosse? Certo, è probabile anche
questi, se ci siamo intossicati
durante tutta l’estate con tossine e pranzi
ingombranti. Quello di cui vorrei parlare, però è un disturbo che si potrebbe
manifestare a causa dell’accorciamento delle giornate: il SAD, ovvero il
Disordine Affettivo Stagionale. Il minor numero di ore di sole potrebbe infatti
avere ripercussioni sull’equilibrio di molecole che regolano l’umore, come la
serotonina e la melatonina e generare sintomi quali: irritabilità, tristezza,
forte malinconia, stanchezza, mal di testa e, ahimé, grande desiderio di dolci
e di carboidrati in generale. Ed è proprio qui che ci inseriamo con la
Psicoalimentazione®, che tiene conto delle sottili connessioni tra corpo, mente
e anima. Niente è scisso, tutto è uno e per questo si può con certezza
affermare che anche ciò che introduciamo nei nostri corpo come cibo va ad
influenzare anche la nostra psiche e, dunque, anche il nostro umore. Cosa
mangiare per sentirsi “al top” anche durante le giornate corte ed uggiose?
Molti
prodotti di questa stagione sono pieni di vitamine e minerali utili: per
esempio quelle del gruppo B, così importanti per dare energia all’organismo, si
possono trovare nei vegetali a foglia verde, nei cavoli, nelle banane e
naturalmente anche nei cereali integrali (riso integrale, farro, miglio, avena,
ecc.).
Per una bella iniezione di vitamina C possiamo trovare a novembre gli agrumi, i
cachi, le melagrane, la zucca. E se proprio si viene assaliti dalla “fame
nervosa” evitiamo di dirigerci verso alimenti raffinati o verso i dolciumi:
questo infatti provoca un innalzamento repentino della glicemia, che ha come
conseguenza un picco insulinico: la grande quantità di insulina secreta fa sì
che i livelli di glucosio nel sangue scendano velocemente e questo provoca un
nuovo desiderio di dolci per compensare. Inoltre il rischio è che si crei nel
tempo una resistenza insulinica che crea un’alterazione dei neurotrasmettitori.
Quindi, in sintesi: evitare tutti i cibi raffinati, come pasta/pane/pizza; utilizzare semi oleosi come le mandorle o le
noci come spezzafame, ricchi di omega 3 che influenzano positivamente l’umore
(senza però esagerare nelle quantità); utilizzare i legumi, anche freschi;
iniziare sempre i pasti con verdure crude (questo permette di contrastare
l’eventuale acidificazione di quello che viene ingerito come pasto principale);
utilizzare cereali “vivi”, in chicco, come farro e orzo non perlati, il riso
integrale, il grano saraceno o il miglio per fare alcuni esempi. E qui mi piace
introdurre una parola giapponese: il temine Wa 倭
sta a significare pace,
armonia e i due ideogrammi che lo rappresentano significano, rispettivamente
“chicco, grano” e “bocca”. Interessante, no? Naturalmente è importante, proprio
per alzare il tono dell’umore fare anche dell’attività fisica ed esporsi al
sole nelle ore centrali della giornata, tempo permettendo.
Una sana camminata all’aria
aperta con le spalle dritte e lo sguardo bene in avanti (e non con spalle
ricurve e occhi bassi) permette di risollevare il tono dell’umore. Se poi
iniziamo la mattinata ripetendo il mantra “Io mi amo e mi accetto così come
sono”, staremo ancora meglio: l’amore per se stessi è proprio il primo passo
verso l’armonia, la bellezza ed il senso di pace, libertà e felicità.
Buon 1 novembre!
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